Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è un esempio di “addomesticazione della montagna”, nato dalla donazione del Re Vittorio Emanuele III, fu prima riserva di caccia reale, poi convertito a Parco nel 1922.
Notevoli interventi atti a facilitare la permanenza del Re durante le sue battute di caccia sono ancora presenti e visibili.
Nell’immaginario collettivo la montagna rimane espressione di qualcosa di incontaminato, una forma di natura impervia e resistente, concetto che si rafforza se ci si trova all’interno di un parco nazionale, ciò che vediamo non è però una manifestazione di natura nel senso di wilderness, ma un espressione edulcorata di ciò che ci verrebbe offerto senza nessun tipo di intervento antropico.
Il PNGP è organizzato e gestito da un ampio Ente, da qui il progetto si è sviluppato. I soggetti ripresi sono responsabili di settori del Parco, il loro potere decisionale influenza le forme e la percezione che ne abbiamo visitandolo. La natura nell’immaginario collettivo passa attraverso le loro valutazioni atte a preservare un area e ciò che essa contiene, contemporaneamente applicando interventi materiali sul territorio.
Ripresi per la durata di un gesto naturale di un respiro, i Decisori diventano custodi e rappresentanti di una forma della natura da loro preservata.